Pentecoste 2020


Pentecoste – Particolare dell’Abbazia della Dormizione di Maria sul monte Sion a Gerusalemme

Oggi festeggiamo la Pentecoste, una festa cristiana che spesso viene messa in secondo piano e non tutti ne conoscono il significato pieno.

La Pentecoste è la realizzazione del mistero pasquale.

Lo Spirito Santo è infatti il dono del Cristo risorto, anzi il frutto della sua obbedienza fino alla morte.

Il Giovedì Santo, durante l’Ultima Cena, Gesù afferma infatti: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre” (Giovanni 14, 16)

Durante la sua Passione dunque, Gesù ci promette lo Spirito Santo, che nella sua morte in Croce scaturisce dal suo costato inondando l’umanità intera.

Quando Gesù appare risorto agli Apostoli la sera del giorno di Pasqua “alitò su di loro e disse: <<Ricevete lo Spirito Santo>>”.

È Cristo dunque che con la sua morte e la sua risurrezione ci ha meritato il dono dello Spirito. La Pentecoste è il frutto della Pasqua.

Lo Spirito Santo rende attuale in noi tutto ciò che Cristo ha compiuto una volta per sempre.

Cristo muore e risorge per “radunare i figli dispersi” (cfr. Giovanni 11, 52).

Nella storia, nel tempo è lo Spirito che rende contemporanea e attuale quest’opera.

A Pentecoste (cfr. Atti degli Apostoli 2) nasce la Chiesa, la comunità di amore.

Essa ha coscienza che non è nata da un progetto umano, né da volontà d’uomo, ma da Dio.

Con un intervento prodigioso, Dio ha effuso il suo Spirito sugli apostoli e sui discepoli radunati in preghiera nel Cenacolo con Maria, la madre di Gesù.

“Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.
Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi”
(Atti degli Apostoli 2, 2-4)

La forza dello Spirito dona agli apostoli il coraggio di annunciare pubblicamente la risurrezione di Gesù e apre il cuore di coloro che li ascoltano alla fede e alla conversione.

È nata così, nel giorno di Pentecoste, la prima comunità cristiana, segno e modello per le comunità cristiane di tutti i tempi; risposta divina all’esigenza profonda di comunione che nasce dal cuore umano; luce di speranza per tutti gli uomini e le donne.

Ai piedi del Sinai, dopo il passaggio del Mar Rosso, l’antica Pasqua, Dio fa agli ebrei il dono della sua Legge, consegnando i dieci comandamenti e trasforma così una massa di schiavi in un popolo libero. Nasce così l’antico popolo di Dio, nella festa della Pentecoste ebraica.

A Gerusalemme, cinquanta giorni dopo la risurrezione di Gesù, la nuova Pasqua, Dio fa il dono dello Spirito Santo al gruppo dei credenti radunati nel Cenacolo e li trasforma interiormente. Nasce il nuovo popolo di Dio, la Chiesa, nella Pentecoste cristiana.

Nella Chiesa, lo Spirito suscita la diversità dei carismi e li rende “servizi” per l’edificazione e la crescita dell’unico Corpo di Cristo.

La presenza dello Spirito Santo che opera, in modo implicito nell’Antico Testamento, e in modo esplicito nel Nuovo, va riconosciuta in ogni momento del piano della salvezza.

Egli è lo Spirito creatore che edifica il Corpo di Cristo; è il dono messianico per eccellenza che fa entrare l’uomo in un nuovo e definitivo rapporto con Dio e lo conforma a Cristo; conserva e alimenta la comunione di salvezza tra gli uomini.

Dono ottenuto e inviato a noi da Gesù Cristo, ne continua e completa la missione, animando e guidando la Chiesa e il mondo nel cammino verso l’ultimo compimento.

È lo Spirito che spinge la Chiesa a svilupparsi, a rinnovarsi, a capire i tempi, a evangelizzare il mondo; è lui che ne conserva la struttura organica e ne vivifica le istituzioni; è lui che viene comunicato nei sacramenti, per mezzo dei quali santifica il popolo di Dio.

Lo Spirito Santo, effuso nella Pentecoste, è principio di unità e di interiorità. Egli distribuisce alla Chiesa doni e carismi, vi suscita vocazioni e opere che l’autorità non estingue ma discerne, giudica e coordina.

Lo Spirito Santo crea l’uomo nuovo. 

Conosciamo che dimoriamo in Dio e Dio in noi perché ci ha fatto il dono del suo Spirito. E la prova che siamo figli è questa: “Dio mandò lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, il quale grida: Abbà, Padre” (cfr. Gal 4, 6).

È per questo dono che “non siamo più schiavi, ma figli, e se figli, anche eredi, coeredi di Dio, coeredi di Cristo” (cfr. Gal 4, 7). E diciamo allora: “dove c’è lo Spirito, là c’è la libertà” (cfr. 2 Cor 3, 17).

La Rivelazione ci mostra che Dio si inserisce sempre più intimamente nella sua creazione e che dona sempre più profondamente se stesso per rendere partecipe l’uomo alla sua vita, per realizzare con lui la più intima comunione.

È un’opera unica finalizzata, fin dall’inizio, a questa comunione. Essa inizia a partire dal Padre, che crea per amore, è realizzata dal Figlio, inviato dal Padre, per mezzo del mistero pasquale, attuata e portata a compimento nel tempo dello Spirito inviato dal Padre e dal Figlio.

Noi crediamo per fede che è lo Spirito Santo che ci ha resi “uomini nuovi”, conformandoci interiormente a Cristo, trasformandoci in uomini e donne non con un cuore di pietra, bensì di carne, che sanno amare. Figli del Padre e fratelli e sorelle di tutti gli uomini in Cristo: figli nel Figlio.

Lo Spirito Santo, che è Spirito di verità, di amore e di unione, è sorgente dell’amore autentico nel mondo: è la forza che spinge l’uomo a superare i limiti dell’egoismo, ad aprirsi. È presente in ogni tentativo per la liberazione dell’uomo, per la sua piena umanizzazione.

Concludendo, vorrei allora riferirmi al discorso del Santo Padre, durante l’incontro di Charis, il Servizio Internazionale per il Rinnovamento Carismatico Cattolico, alla Veglia di Pentecoste del 30 maggio 2020. Papa Francesco afferma infatti riguardo alla pandemia di coronavirus che stiamo vivendo:

Tutta questa sofferenza non sarà servita a nulla se non costruiremo tutti insieme una società più giusta, più equa, più cristiana, non di nome, ma di fatto, una realtà che ci porti a una condotta cristiana.  Se non lavoreremo per porre fine alla pandemia della povertà nel mondo, alla pandemia della povertà nel Paese di ognuno di noi, nella città dove vive ognuno di noi, questo tempo sarà stato invano.

Dalle grandi prove dell’umanità, e tra queste la pandemia, si esce migliori o peggiori. Non si esce uguali. Io vi chiedo: Come volete uscirne voi? Migliori o peggiori? Ed è per questo che oggi ci apriamo allo Spirito Santo affinché sia Lui a cambiare il nostro cuore e ad aiutarci a uscirne migliori”.

Riceviamo dunque in questa Pentecoste la forza dello Spirito Santo per uscire migliori di prima da questo momento di dolore e di prova rappresentato dalla pandemia.

BUONA PENTECOSTE!