
Oggi ritorniamo al tema delle Beatitudini, dopo la lunga pausa estiva.
Nell’enunciato di ciascuna delle Beatitudini c’è una tensione tra la prima parte, che descrive una situazione umanamente negativa e la seconda, che evoca un avvenire del tutto diverso.
Avvenire garantito da una promessa di Dio, portatrice di speranza.
Avvenire che comincia nella storia, nel mondo presente, ma che avrà compimento oltre la storia, nel regno di Dio.
Se si svuota la dimensione di futuro delle Beatitudini e la si riduce dentro un orizzonte puramente storico, si perde il senso dato loro da Gesù.
Basta infatti uno sguardo a quello che capita oggi nel mondo, a quello che è avvenuto nella storia, per vedere che la condizione umana è segnata dalla povertà di molti e dalla ricchezza dei pochi, dalla sofferenza e dal pianto dei miseri, dal forte che opprime impunemente il debole, dal cattivo che elimina l’innocente…
I poveri e gli oppressi muoiono poveri e oppressi, senza aver potuto vedere il giorno della liberazione e senza avere avuto dalla vita neppure un momento di felicità. Una storia che dura da millenni e di fronte alla quale, nonostante gli innegabili progressi, l’uomo appare impotente.
Su questa storia triste sembra stendersi il silenzio, il non intervento di Dio. Sembra che la violenza abbia via libera per dominare incontrastata. Per il credente nasce l’interrogativo: chi è il signore della storia? Dio o il peccato?
Con l’annuncio delle Beatitudini, Gesù proclama solennemente: contro l’incomprensibile storia di sofferenza e di ingiustizia, che lo sforzo umano con tutte le sue risorse di intelligenza e di volontà non riesce a debellare, entra in azione Dio stesso. Nonostante tutte le apparenze, è Dio il Signore della storia. Dio è giusto e renderà giustizia ai poveri e agli oppressi, darà la gioia agli afflitti.
Le Beatitudini rivelano il cuore di Dio: Egli vuole la vita e la gioia per tutti gli uomini, e non la morte. Gesù ci assicura che questa volontà si realizzerà infallibilmente.
Le Beatitudini sono il “no” assoluto e definitivo di Dio al male e alla sofferenza e la certezza che il senso della vita e della storia sono la pace e la gioia senza fine. La felicità di cui parlano le Beatitudini è perciò legata alla promessa di Dio, che dà all’uomo una meravigliosa speranza. La speranza anticipa nel presente, ciò che deve avvenire nel futuro.

Il messaggio delle Beatitudini è totalmente stravolto, se viene inteso come rassegnazione passiva al male, all’oppressione, alla sofferenza nel presente, in attesa di una felicità futura.
Le Beatitudini sono un appello a scegliere il progetto di vita in esse contenuto. L’annuncio della volontà e dell’azione di Dio diventa per l’uomo un preciso impegno morale. La felicità promessa è “condizionata” a chiare scelte.
Il “no” assoluto di Dio alla sofferenza, al peccato, all’ingiustizia esige da parte dell’uomo:
- l’accettazione gioiosa della propria condizione di povero di fronte a Dio, la fede in Lui, il rifiuto della propria autosufficienza;
- l’impegno concreto di tutte le forze creative dell’amore per vincere le sofferenze, le divisioni, le ingiustizie e portare consolazione, pace e giustizia;
- la decisione di essere veri e sinceri nei rapporti con il prossimo, di avere sempre intenzioni rette nell’agire, evitando la doppiezza;
- il rifiuto della violenza come via per la giustizia e la felicità, unito alla scelta di vincere il male con il bene e con il perdono generoso;
- la disposizione a fare il bene secondo la volontà di Dio, anche a costo di persecuzioni e della stessa morte.
Ma più l’uomo si impegna attivamente con la forza dell’amore a lottare contro ogni male in sé e fuori di sé, più sperimenta l’impotenza umana a vincere “tutti” i mali. Esiste una sofferenza che nessun uomo può vincere e dalla quale solo Dio può liberarci. Con la parola e con la vita, Gesù ci assicura che Dio porterà a compimento l’opera di liberazione. Egli infatti ha sofferto durante la sua passione, ha offerto la propria vita morendo in croce, una tortura atroce e umiliante, una morte infame e scandalosa, ed è risorto, per affermare definitivamente che il peccato, la malattia e la morte non hanno più potere, ma sono state vinte da Gesù. Egli è più che vincitore nella lotta contro il male.
Dio rifiuta di approvare la prepotenza del male e si pone come garante della vittoria definitiva del bene su tutte le forze del male. Per questo le Beatitudini sono il più grande messaggio di speranza. Speranza che l’impegno, la fatica e le sofferenze, per seminare nel mondo la vita e la gioia, non saranno vani.
