Il Discorso della Montagna IV

UN AMORE LIMPIDO E SINCERO

Puri di cuore nel servizio ai poveri: l’elemosina

Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.

Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,

perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Matteo 6, 1-4

In questi versetti Gesù ci indica la nuova pratica delle opere di pietà. Ci parla dei capisaldi della spiritualità: l’elemosina, il digiuno e la preghiera.

Essi definiscono, rispettivamente, il nostro rapporto col fratello (l’elemosina), col Padre (la preghiera) e con noi stessi e le cose (il digiuno). E sono i tre ambiti della vita dell’uomo: gli altri, l’altro, me stesso e le cose.

Guardando alcuni religiosi del tempo Gesù si accorge che la loro spiritualità è falsa per un semplice motivo: questi uomini hanno confuso il senso del loro fare. Cioè pur facendo cose buone, non le fanno per Dio, ma per se stessi, per essere lodati dagli uomini. Come si può sfruttare le logiche più gratuite della vita come la preghiera ad esempio per riceverne onori?

Gesù dunque critica coloro che fanno il bene per essere visti e ammirati dagli altri uomini.

Gesù chiede di costruire la sicurezza interiore non in ciò che noi facciamo per Dio, ma in ciò che Dio fa per noi.

Dai consigli che lui dà emerge un nuovo tipo di rapporto con Dio: “Tuo Padre, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6, 4). “Vostro Padre sa di cosa avete bisogno, prima che voi glielo chiediate” (Mt 6, 8). “Se perdonate agli uomini le loro colpe, anche il Padre vostro vi perdonerà” (Mt 6,14).

È un cammino nuovo, che si apre ora, per accedere al cuore di Dio Padre. Gesù non permette che la pratica della giustizia e della pietà siano usate quale mezzo di autopromozione dinanzi a Dio e dinanzi alla comunità.

Dare l’elemosina è un modo di condividere, assai raccomandato dai primi cristiani (cfr. At 2, 44-45; 4, 32-35). La persona che pratica l’elemosina e la condivisione per promuovere se stessa dinanzi agli altri, merita di essere esclusa dalla comunità, come avvenne con Anania e Safira (cfr. At 5, 1-11).

Oggi, sia nella società come pure nella Chiesa, ci sono persone che intraprendono una grande pubblicità del bene che compiono agli altri. Gesù chiede il contrario: fare il bene in modo tale che la mano sinistra non sappia ciò che fa la destra.

È il distacco totale e il dono totale nella gratuità dell’amore, che crede in Dio Padre e imita tutto ciò che fa.

Puri di cuore nella preghiera

Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.

Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.

Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome;

venga il tuo regno;

sia fatta la tua volontà,

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male.

Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;

ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

Matteo 6, 5-15

In questi versetti Gesù ci insegna come praticare la preghiera.

La preghiera pone la persona in rapporto diretto con Dio.

Alcuni farisei trasformavano la preghiera in un’occasione per mostrarsi ed esibirsi dinanzi agli altri. In quel tempo, quando suonava la trombetta nei tre momenti di preghiera, mattina, mezzogiorno e sera, loro dovevano fermarsi nel luogo dove stavano per pregare. C’era gente che cercava di stare negli angoli in luoghi pubblici, in modo che tutti vedessero che stava pregando.

Un atteggiamento di questo tipo rovina il nostro rapporto con Dio. È falso e non ha senso.

Per questo, Gesù dice che è meglio chiudersi nella stanza e pregare in segreto, mantenendo l’autenticità del rapporto. Dio ti vede anche nel segreto, e Lui ti ascolta sempre.

Il digiuno

E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,

perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Matteo 6, 16-18

In quel tempo la pratica del digiuno era accompagnata da alcuni gesti esterni ben visibili: non lavare il volto, non allisciarsi i capelli, usare vestiti sobri.

Erano segnali visibili del digiuno.

Gesù critica questa forma di digiuno e ordina di fare il contrario, così gli altri non possono rendersi conto che si sta digiunando: fatti il bagno, usa il profumo, arricciati bene i capelli.

In questo modo solo il Padre, che vede nel segreto, sa che tu stai digiunando e lui saprà ricompensarti.

Digiunare significa che la mia vita non è il cibo, bensì il mio cibo è far la volontà del Padre.

“Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (cfr. Deuteronomio 8, 3).

L’astensione dal pane e dal cibo in generale, diventa atteggiamento di attesa e di disponibilità ad accogliere con gusto e con appetito la Parola del Signore che ci nutre.

Quindi il primo senso del digiuno è affermare che la vita non è il cibo, ma la comunione con Dio e l’ascolto della Parola.

Se digiuniamo, il Padre ci ricompenserà dandoci la nostra identità. Proprio attraverso il digiuno, ci riconosciamo figli, come persone che ricevono la vita e che sanno che la vita è la comunione col Padre.

Quindi la ricompensa è di riconoscere noi come figli e Lui come Padre e riconoscere, nell’uso dei beni e del cibo, la vita eterna che è Lui.

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