Il dono della Sapienza

“Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola,

che con la tua sapienza hai formato l’uomo, perché domini sulle creature fatte da te,

e governi il mondo con santità e giustizia e pronunzi giudizi con animo retto,

dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,

perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, uomo debole e di vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi.

Se anche uno fosse il più perfetto tra gli uomini, mancandogli la tua sapienza, sarebbe stimato un nulla.

Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie;

mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte, un altare nella città della tua dimora,

un’imitazione della tenda santa che ti eri preparata fin da principio.

Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo;

essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti.

Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso,

perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito.

Essa infatti tutto conosce e tutto comprende, e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni

e mi proteggerà con la sua gloria.

Così le mie opere ti saranno gradite;

io giudicherò con equità il tuo popolo e sarò degno del trono di mio padre.”

Sapienza 9, 1-12

In questo brano re Salomone invoca il Signore per ottenere il dono della Sapienza.

Oggi iniziamo infatti un percorso per comprendere meglio i doni dello Spirito Santo. Ma cos’é la Sapienza?

La parola sapienza non deriva dall’italiano sapére, come di primo acchito potrebbe sembrare, ma dal latino sàpere che vuol dire gustare.

Alla mente mi viene subito un passo di un salmo che recita: “Gustate e vedete, quanto è buono il Signore!” (Sal 34, 9).

Perciò il dono della Sapienza non va confuso con la conoscenza dottrinale.

Mediante questo dono l’anima diventa facilmente docile all’azione dello Spirito Santo nel contemplare Dio e le cose di Dio e nel valutare e giudicare, sia le cose divine, sia le cose create, alla luce di Dio.

Nel brano del libro della Sapienza, messo in evidenza all’inizio, leggiamo: “La Sapienza conosce le tue opere, conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti.” (cfr. Sap 9, 9). La Sapienza serve a conoscere il volere di Dio.

Papa Francesco ce lo spiega bene: Non si tratta semplicemente della saggezza umana, che è frutto della conoscenza e dell’esperienza.

La sapienza è proprio questo: è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. È semplicemente questo: è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio. Questa è la sapienza.

È come se avessimo perso il nostro sentire e il nostro vedere umano, per sentire e vedere la realtà delle cose dal punto di vista di Dio e dell’eternità.

San Tommaso scrive: Il dono della Sapienza si esperimenta attraverso una conoscenza eminente che dà certezza piena, per mezzo di un’intima unione alle cose divine.

La Sapienza ha il suo principio nell’amore, ma la sua essenza nella conoscenza, per cui l’atto suo proprio è la contemplazione delle cose amate e il giudizio, dal punto di vista di queste, di tutte le altre. (III Sentetiarum, q. 35,2,1)

Il dono della Sapienza ci rende capaci di accogliere la presenza divina attraverso lo Spirito Santo, che effonde in noi l’amore di Dio (cfr. Rm. 5, 5).

È il dono della Sapienza che ci fa percepire l’amore di Dio. Soltanto un cuore illuminato dal dono della Sapienza può amare con quella carità che conduce necessariamente a un amore totale e infinito. Quell’amore divino che ci porta su ali d’aquila verso le vette dei Cieli.

Esiste dunque una reciprocità tra il dono della Sapienza e la virtù teologale della carità: principio della Sapienza è l’amore, ma la Sapienza, a sua volta, termina nell’amore, in quanto perfeziona la carità.

La carità con il dono di Sapienza si sviluppa in tutta la sua pienezza e perfezione.

Frutto del dono della Sapienza è la contemplazione e l’adorazione.

Non si tratta di vedere, ma di sperimentare in contemplazione adorante.

La Sapienza ci rende adoratori di Dio in spirito e verità.

Dio si fa presenza immediata. Ora, davanti a Lui, non si parla più, ma si fa silenzio, si contempla, si adora, ci si lascia immergere il Lui e riempire di Lui.

Chi ha la Sapienza, ha un dono di adorazione profonda. Non solo adora, ma assapora, esperimentandola, la realtà ineffabile di Dio, che è tutto.

La Sapienza è gusto interiore che ci sazia e dà pace.

Il sapiente ha la sua gioia nel servire il Signore, dimenticando se stesso e avendo come unico fine la gloria di Dio.

Senza la Sapienza non può esserci il vero culto a Dio!

Essa ci rende capaci di contemplare Dio e le cose divine e grazie ad essa ogni realtà la vediamo alla luce di Dio. Il dono della Sapienza ci rende capaci di accogliere la presenza divina, si è detto prima. Come Mosé davanti al roveto ardente.

San Giovanni Paolo II affermava che il cristiano vale quanto prega. Dobbiamo tornare alla preghiera, perché solo chi prega, sa poi servire e sporcarsi le mani e solo chi sta in ginocchio, poi può stare anche in piedi.

Ci si può anche dare da fare, ma solo dalla preghiera nasce la visione comune. Solo con la preghiera il cuore dell’uomo si riempie dell’amore di Dio, si apre all’amore del fratello e diventa capace di costruire la storia secondo il disegno divino. (Novo Millennio Ineunte 33)

Giungi in conclusione, leggiamo nel testo della Sapienza, che Salomone, quando chiede il dono della Sapienza, afferma: “Mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte!” (Sap 9, 8).

Tramite il dono della Sapienza, il Signore ci invita a camminare sulle Sue vie, a salire sul Suo monte santo, dove staremo alla Sua presenza per contemplare e adorare Dio per mezzo dello Spirito Santo e cantando le Sue lodi, tutti insieme ci prostreremo davanti al Signore.

“Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza.

La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto;

non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,

perché tutto l’oro al suo confronto è un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l’argento.

L’amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che ne promana.

Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.

Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza li guida, ma ignoravo che di tutti essa è madre.

Senza frode imparai e senza invidia io dono, non nascondo le sue ricchezze.

Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini;

quanti se lo procurano si attirano l’amicizia di Dio, sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento”.

Sapienza 7, 7-14

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