Il dono del Consiglio

“Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;

anche di notte il mio animo mi istruisce.

Io pongo sempre davanti a me il Signore,

sta alla mia destra, non potrò vacillare”

Salmo 16, 7-8

Oggi parliamo del dono del Consiglio.

È fondamentale poter avere il parere di persone sagge, che ci tengono a noi e ci vogliono bene, in particolare nelle situazioni più difficili e complesse.

Per mezzo del dono del Consiglio, è Dio stesso, che sotto l’ispirazione dello Spirito Santo illumina il nostro cuore, così da farci comprendere il modo giusto di parlare e di comportarsi e la via da seguire.

Questo dono ci porta a giudicare rettamente ciò che bisogna fare secondo la volontà di Dio, specialmente nei casi difficili.

Per meglio comprenderlo, dobbiamo sapere che esso porta a perfezione la virtù della prudenza.

La prudenza è la virtù umana che, illuminata dalla fede, ci aiuta a comprendere attraverso la riflessione e la meditazione qual è la volontà di Dio da seguire nelle varie circostanze della vita.

La prudenza influisce sulle altre virtù cardinali, ha una supremazia e un compito di discernimento su di esse. Guida infatti la volontà a volere la giustizia e regola le passioni mediante la temperanza e la fortezza.

Così anche il dono del Consiglio ha un ruolo direttivo sui doni della Fortezza, della Pietà e del Timor di Dio, li regola.

Le due facoltà proprie dell’uomo sono l’intelligenza e la volontà ed è qui che agiscono, perfezionandole, le tre virtù teologali, che regolano i nostri rapporti diretti con Dio: la fede opera specialmente sull’intelligenza, mentre la speranza e la carità perfezionano la volontà.

Anche i doni dello Spirito Santo agiscono sull’intelligenza e sulla volontà.

La Sapienza, l’Intelletto e la Scienza operano in particolare sull’intelligenza, mentre gli altri quattro doni, insieme alle relative virtù morali o cardinali, intervengono a regolare la volontà.

Ritornando alla virtù della prudenza, questa comporta dunque un atteggiamento di riflessione, di analisi, di preghiera, magari di ascolto di diverse persone prima di arrivare ad una decisione fondata, tale da dare pace al cuore. Insomma richiede un lungo processo.

Il dono del Consiglio è invece una illuminazione da parte dello Spirito Santo, per cui una persona, come per istinto, sceglie ciò che è la volontà di Dio da compiere, anche se ha poco tempo per riflettere.

Su questo tema, Papa Francesco ci insegna che il Consiglioè il dono con cui lo Spirito Santo rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione con Dio, secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo.

In questo modo, lo Spirito ci fa crescere interiormente, ci fa crescere positivamente, ci fa crescere nella comunità e ci aiuta a non cadere in balia dell’egoismo e del proprio modo di vedere le cose.

Così lo Spirito ci aiuta a crescere e anche a vivere in comunità. La condizione essenziale per conservare questo dono è la preghiera.

e in un altro passaggio sempre riguardo alla preghiera, il Santo Padre ci spiega ancora:

“È lo Spirito che ci consiglia, ma noi dobbiamo dare spazio allo Spirito, perché ci possa consigliare.

E dare spazio è pregare, pregare perché Lui venga e ci aiuti sempre.

Questo dono dello Spirito Santo ci permette di attuare la volontà di Dio nelle circostanze reali, nella vita di tutti i giorni.

Inoltre ci aiuta a risolvere situazioni, che di per sé sembrerebbero insolubili alla luce della prudenza umana, anche se è illuminata dalla fede.

Uno degli effetti più importanti di questo dono consiste nel preservarci dal pericolo di una falsa coscienza.

Noi tutti siamo maestri nel camuffare sotto ragioni di bene ciò che in verità è una soddisfazione dei nostri capricci o delle nostre passioni.

Chi possiede questo dono, non si lascia ingannare, non confonde il bene con il male.

Lascia infatti che la luce di Dio, lo Spirito Santo, entri anche nelle profondità recondite del suo cuore a illuminare le zone più oscure della sua anima.

In questo modo è più difficile illudere se stessi portando delle ragioni di carattere spirituale a giustificazione delle proprie comodità e dei propri capricci.

In modo particolare coloro che hanno delle responsabilità nei confronti degli altri, specialmente in campo spirituale e in campo educativo, quindi non solo i maestri di spirito e i sacerdoti, ma anche i genitori e gli insegnanti, necessitano più che mai del dono del Consiglio.

Per ricevere questo dono, occorre riconoscersi umili, che non siamo nulla davanti alla Sapienza di Dio, di chiedere a Dio di illuminarci venendoci in soccorso della nostra ignoranza.

Siccome il dono del Consiglio altro non è che il suggerimento per il nostro agire che Dio stesso dà al nostro cuore, dobbiamo imparare a creare in noi il silenzio dai rumori del mondo per ascoltare la voce di Dio, che ama parlare al cuore quando è nella solitudine, quando la nostra mente e il nostro cuore sono liberi dai pensieri e dalle preoccupazioni.

Concludendo, questo dono è la bussola che ci indica costantemente il Cielo. Senza la luce del Consiglio, si è come ciechi.

Il dono dell’Intelletto

“Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,

secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito

per realizzarlo nella pienezza dei tempi:

il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra”.

Efesini 1, 9-10

Parliamo oggi del secondo dono dello Spirito Santo.

Il dono dell’Intelletto è quel lume della mente che ci aiuta ad addentrarci nella conoscenza delle cose soprannaturali.

Ci conduce alla verità di Dio e ad un equilibrato rapporto con Lui.                     

Se manca questo dono, subentrano errori che deviano il retto pensare e il giusto agire.

Papa Francesco ci spiega, parlando di questo dono:

Non si tratta qui dell’intelligenza umana, della capacità intellettuale di cui possiamo essere più o meno dotati.

È invece una grazia che solo lo Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza.

Il vocabolo Intelletto etimologicamente deriva infatti dal latino: “intus legere”, che significa: “leggere dentro, guardare dentro”.

Con il dono dell’Intelletto non conosciamo la “parte esterna delle cose divine, ma questo dono ci porta all’intima essenza di esse.

La nostra mente si incontra con la verità di Dio, favorendo una fede incrollabile.

È lo sguardo interiore o meglio vedere le cose con l’occhio di Dio.

Come ci insegna ancora il Santo Padre: “Questo dono ci fa capire le cose come le capisce Dio, con l’intelligenza di Dio.

È il dono con cui lo Spirito Santo ci introduce nell’intimità con Dio e ci rende partecipi del disegno d’amore che Lui ha con noi.

Riprendendo un passo dell’Apostolo Paolo, che si rivolge alla comunità di Corinto, papa Francesco ci descrive gli effetti di questo dono in noi:

«Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano.

Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito» (1 Cor 2, 9-10).

“Questo ovviamente non significa che un cristiano possa comprendere ogni cosa e avere una conoscenza piena dei disegni di Dio:

tutto ciò rimane in attesa di manifestarsi in tutta la sua limpidezza quando ci troveremo al cospetto di Dio e saremo davvero una cosa sola con Lui.

Il dono dell’Intelletto perfeziona le virtù della fede e della speranza.

Attraverso questo dono, la fede e la sua sorella speranza giungono al loro pieno e perfetto sviluppo.

Una speranza gioiosa, insieme a una fede certa, sono frutto del dono dell’Intelletto, che facilita la comprensione della Parola di Dio, della teologia e di tutta la verità.

Papa Francesco a questo proposito afferma: “È chiaro allora che il dono dell’intelletto è strettamente connesso alla fede.

Quando lo Spirito Santo abita nel nostro cuore e illumina la nostra mente, ci fa crescere giorno dopo giorno nella comprensione di quello che il Signore ha detto e ha compiuto.

Lo stesso Gesù ha detto ai suoi discepoli: io vi invierò lo Spirito Santo e Lui vi farà capire tutto quello che io vi ho insegnato.

Capire gli insegnamenti di Gesù, capire la sua Parola, capire il Vangelo, capire la Parola di Dio.

Uno può leggere il Vangelo e capire qualcosa, ma se noi leggiamo il Vangelo con questo dono dello Spirito Santo possiamo capire la profondità delle parole di Dio”.

Grazie dunque al dono dell’Intelletto comprendiamo la Parola di Dio, cogliamo il senso profondo delle Sacre Scritture.

Allo stesso modo con questo dono possiamo capire fino in fondo il dono dell’Eucarestia.

Con un semplice sguardo possiamo infatti cogliere la presenza di Dio, al di là delle apparenze del pane e del vino.

Questo dono dello Spirito Santo ci permette inoltre di individuare la presenza di Dio in tanti avvenimenti, che sembrerebbero del tutto casuali.

Quante volte ci è capitato! Non non sono coincidenze, ma come le chiamo io sono “Cristoincidenze” o “Dioincindenze”.

Con questo dono si riesce a vedere Dio in ogni cosa e al di là di tutte le cose.

L’Intelletto mette al centro la Parola di Dio e alla sua luce vengono relativizzate le proprie idee e tutte le invenzioni umane.

Svaniscono le false immaginazioni e le illusioni dell’amor proprio, cadono le nostre false sicurezze e si rimane solidamente ancorati alla vera fede.

Il traguardo del dono dell’Intelletto è condurci alla contemplazione semplice e pura della bellezza e della dolcezza di Dio.

Già in questa vita vedremo la gioia della visione celeste.

Concludiamo ancora con le parole del Pontefice, papa Francesco, su questo tema:

“C’è un episodio del Vangelo di Luca che esprime molto bene la profondità e la forza di questo dono.

Dopo aver assistito alla morte in croce e alla sepoltura di Gesù, due suoi discepoli, delusi e affranti, se ne vanno da Gerusalemme e ritornano al loro villaggio di nome Emmaus.

Mentre sono in cammino, Gesù risorto si affianca e comincia a parlare con loro, ma i loro occhi, velati dalla tristezza e dalla disperazione, non sono in grado di riconoscerlo.

Gesù cammina con loro, ma loro sono tanto tristi, tanto disperati, che non lo riconoscono.

Quando però il Signore spiega loro le Scritture, perché comprendano che Lui doveva soffrire e morire per poi risorgere, le loro menti si aprono e nei loro cuori si riaccende la speranza (cfr Lc 24, 13-27).

E questo è quello che fa lo Spirito Santo con noi: ci apre la mente, ci apre per capire meglio, per capire meglio le cose di Dio, le cose umane, le situazioni, tutte le cose.

È importante il dono dell’intelletto per la nostra vita cristiana.

Chiediamolo al Signore, che ci dia, che dia a tutti noi questo dono per capire, come capisce Lui, le cose che accadono e per capire, soprattutto, la Parola di Dio nel Vangelo”.

Il dono della Sapienza

“Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola,

che con la tua sapienza hai formato l’uomo, perché domini sulle creature fatte da te,

e governi il mondo con santità e giustizia e pronunzi giudizi con animo retto,

dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,

perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, uomo debole e di vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi.

Se anche uno fosse il più perfetto tra gli uomini, mancandogli la tua sapienza, sarebbe stimato un nulla.

Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie;

mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte, un altare nella città della tua dimora,

un’imitazione della tenda santa che ti eri preparata fin da principio.

Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo;

essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti.

Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso,

perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito.

Essa infatti tutto conosce e tutto comprende, e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni

e mi proteggerà con la sua gloria.

Così le mie opere ti saranno gradite;

io giudicherò con equità il tuo popolo e sarò degno del trono di mio padre.”

Sapienza 9, 1-12

In questo brano re Salomone invoca il Signore per ottenere il dono della Sapienza.

Oggi iniziamo infatti un percorso per comprendere meglio i doni dello Spirito Santo. Ma cos’é la Sapienza?

La parola sapienza non deriva dall’italiano sapére, come di primo acchito potrebbe sembrare, ma dal latino sàpere che vuol dire gustare.

Alla mente mi viene subito un passo di un salmo che recita: “Gustate e vedete, quanto è buono il Signore!” (Sal 34, 9).

Perciò il dono della Sapienza non va confuso con la conoscenza dottrinale.

Mediante questo dono l’anima diventa facilmente docile all’azione dello Spirito Santo nel contemplare Dio e le cose di Dio e nel valutare e giudicare, sia le cose divine, sia le cose create, alla luce di Dio.

Nel brano del libro della Sapienza, messo in evidenza all’inizio, leggiamo: “La Sapienza conosce le tue opere, conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti.” (cfr. Sap 9, 9). La Sapienza serve a conoscere il volere di Dio.

Papa Francesco ce lo spiega bene: Non si tratta semplicemente della saggezza umana, che è frutto della conoscenza e dell’esperienza.

La sapienza è proprio questo: è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. È semplicemente questo: è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio. Questa è la sapienza.

È come se avessimo perso il nostro sentire e il nostro vedere umano, per sentire e vedere la realtà delle cose dal punto di vista di Dio e dell’eternità.

San Tommaso scrive: Il dono della Sapienza si esperimenta attraverso una conoscenza eminente che dà certezza piena, per mezzo di un’intima unione alle cose divine.

La Sapienza ha il suo principio nell’amore, ma la sua essenza nella conoscenza, per cui l’atto suo proprio è la contemplazione delle cose amate e il giudizio, dal punto di vista di queste, di tutte le altre. (III Sentetiarum, q. 35,2,1)

Il dono della Sapienza ci rende capaci di accogliere la presenza divina attraverso lo Spirito Santo, che effonde in noi l’amore di Dio (cfr. Rm. 5, 5).

È il dono della Sapienza che ci fa percepire l’amore di Dio. Soltanto un cuore illuminato dal dono della Sapienza può amare con quella carità che conduce necessariamente a un amore totale e infinito. Quell’amore divino che ci porta su ali d’aquila verso le vette dei Cieli.

Esiste dunque una reciprocità tra il dono della Sapienza e la virtù teologale della carità: principio della Sapienza è l’amore, ma la Sapienza, a sua volta, termina nell’amore, in quanto perfeziona la carità.

La carità con il dono di Sapienza si sviluppa in tutta la sua pienezza e perfezione.

Frutto del dono della Sapienza è la contemplazione e l’adorazione.

Non si tratta di vedere, ma di sperimentare in contemplazione adorante.

La Sapienza ci rende adoratori di Dio in spirito e verità.

Dio si fa presenza immediata. Ora, davanti a Lui, non si parla più, ma si fa silenzio, si contempla, si adora, ci si lascia immergere il Lui e riempire di Lui.

Chi ha la Sapienza, ha un dono di adorazione profonda. Non solo adora, ma assapora, esperimentandola, la realtà ineffabile di Dio, che è tutto.

La Sapienza è gusto interiore che ci sazia e dà pace.

Il sapiente ha la sua gioia nel servire il Signore, dimenticando se stesso e avendo come unico fine la gloria di Dio.

Senza la Sapienza non può esserci il vero culto a Dio!

Essa ci rende capaci di contemplare Dio e le cose divine e grazie ad essa ogni realtà la vediamo alla luce di Dio. Il dono della Sapienza ci rende capaci di accogliere la presenza divina, si è detto prima. Come Mosé davanti al roveto ardente.

San Giovanni Paolo II affermava che il cristiano vale quanto prega. Dobbiamo tornare alla preghiera, perché solo chi prega, sa poi servire e sporcarsi le mani e solo chi sta in ginocchio, poi può stare anche in piedi.

Ci si può anche dare da fare, ma solo dalla preghiera nasce la visione comune. Solo con la preghiera il cuore dell’uomo si riempie dell’amore di Dio, si apre all’amore del fratello e diventa capace di costruire la storia secondo il disegno divino. (Novo Millennio Ineunte 33)

Giungi in conclusione, leggiamo nel testo della Sapienza, che Salomone, quando chiede il dono della Sapienza, afferma: “Mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte!” (Sap 9, 8).

Tramite il dono della Sapienza, il Signore ci invita a camminare sulle Sue vie, a salire sul Suo monte santo, dove staremo alla Sua presenza per contemplare e adorare Dio per mezzo dello Spirito Santo e cantando le Sue lodi, tutti insieme ci prostreremo davanti al Signore.

“Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza.

La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto;

non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,

perché tutto l’oro al suo confronto è un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l’argento.

L’amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che ne promana.

Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.

Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza li guida, ma ignoravo che di tutti essa è madre.

Senza frode imparai e senza invidia io dono, non nascondo le sue ricchezze.

Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini;

quanti se lo procurano si attirano l’amicizia di Dio, sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento”.

Sapienza 7, 7-14

I doni dello Spirito Santo

Ci stiamo avvicinando alla Festa della Pentecoste, il giorno in cui è disceso lo Spirito Santo su Maria e gli Apostoli radunati nel Cenacolo e di conseguenza su tutta la terra, su tutta l’umanità.

Ho dunque pensato di iniziare un ciclo di riflessioni sui doni dello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo è il motore, l’anima della Chiesa e di ogni singolo cristiano. Egli è l’Amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori (cfr. Romani 5, 5). Egli fa del nostro cuore la sua dimora ed entra in comunione con noi. Rimane con noi.

Lo Spirito stesso è “il dono di Dio” per eccellenza (cfr. Giovanni 4, 10). Lo Spirito Santo è “il primo dono fatto ai credenti” (Preghiera Eucaristica IV), è il dono grandissimo comunicato dal Signore risorto: “Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo…»” (Giovanni 20, 22).

È un regalo di Dio, e a sua volta comunica a chi lo accoglie diversi doni spirituali.

La Chiesa ne individua sette, numero che simbolicamente dice pienezza, completezza; sono quelli che si imparano quando ci si prepara al sacramento della Confermazione e che invochiamo nell’antica preghiera detta “Sequenza allo Spirito Santo”.

I doni dello Spirito Santo sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.

Li troviamo in un passo del libro del profeta Isaia:

“Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,

un virgulto germoglierà dalle sue radici.

Su di lui si poserà lo spirito del Signore,

spirito di sapienza e di intelligenza,

spirito di consiglio e di fortezza,

spirito di conoscenza e di timore del Signore”.

Isaia 11,1-2

In questo brano biblico non troviamo scritto il dono della pietà, in quanto, la versione corrente è fatta direttamente dal testo ebraico. Invece la versione dei settanta in lingua greca, la versione più diffusa al tempo di Gesù e anche quella commentata dai Padri della Chiesa, aggiunge alla conoscenza (scienza) anche il dono della pietà.

Lasciamoci allora guidare dalla docilità dello Spirito Santo, che ci vuole condurre sulla via della santità, riempiendoci dei suoi santi doni.

Accogliamo l’azione dello Spirito Santo, che vuole trasfigurare la nostra vita e l’intera realtà per diventare donne e uomini nuovi, trasformati dalla luce divina per realizzare la salvezza eterna, anticipazione del mondo che verrà, nella gloria di Dio Padre.

Lo Spirito Santo porta l’anima ad amare sempre più autenticamente, azione indispensabile nella vita spirituale di ogni persona.

I doni dello Spirito Santo sono degli abiti spirituali infusi da Dio nelle facoltà dell’anima per ricevere o per assecondare con facilità le mozioni dello Spirito Santo in un modo divino e sovraumano.

Parliamo di abiti, perché sono realtà radicate nella nostra anima. Da questa parola ne deriva un’altra: sono sante abitudini.

Essi sono soprannaturali, cioè non si possono ricevere soltanto con lo sforzo umano, ma sono dono di Dio e vengono da Lui, anche se, evidentemente, lo Spirito Santo necessita della nostra accettazione e collaborazione, perché i doni che ci dà, portino frutto.

Il luogo dei doni è la nostra anima che, grazie a loro, viene resa sempre più intimamente partecipe della natura divina.

Aderendo a questi doni, l’essere umano può diventare perfetto e dolcissimo strumento di Dio.

La vita spirituale si può paragonare a un organismo.

Alla base ci sono le virtù cardinali. Come dice il nome sono i “cardini” della vita morale, cioè le virtù portanti. Sono la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza.

Sono virtù umane, cioè che si possono avere dall’uomo mediante la sua ragione, la sua volontà, il suo sforzo, necessarie a dare una base umana allo sviluppo della vita cristiana.

Non provengono dalla grazia divina. Sono quindi ben note e presenti anche nelle altre religioni. Li conoscevano anche i grandi filosofi dell’antichità come Platone, Aristotele, Seneca.

Da queste virtù cardinali si sviluppano poi le virtù teologali, quelle che sono frutto della grazia e che rendono l’anima affine a Dio: Fede, Speranza e Carità.

I doni dello Spirito Santo sono il compimento delle virtù teologali. Per riceverli, dobbiamo essere in grazia di Dio.

Mediante i doni dello Spirito Santo l’anima perviene alle vette della perfezione.

Ci portano e ci aiutano nel cammino di santità, che è il fine stesso della vita di ogni uomo ed è quindi una vocazione valida per tutti, in qualsiasi stato di vita.

I doni dello Spirito Santo sono il culmine della vita spirituale.

Il seguente schema ci aiuta a mettere in evidenza il rapporto tra i doni, le virtù e le beatitudini:

Dono dello Spirito SantoVirtùBeatitudine
SapienzaCaritàBeati gli operatori di pace
IntellettoSperanzaBeati i puri di cuore
ConsiglioPrudenzaBeati i misericordiosi
FortezzaFortezzaBeati quelli che hanno fame e sete della giustizia
ScienzaFedeBeati gli afflitti
PietàGiustiziaBeati i miti
Timore di DioTemperanzaBeati i poveri in spirito

Quello che iniziamo oggi è dunque un percorso affascinante, perché é attraverso questi santi doni che noi, già su questa terra, siamo resi partecipi della natura divina e diventiamo strumenti di Dio per la salvezza del mondo.