Ali d’aquila sulle più Alte Vette

Approdo a Dio attraverso la Creazione

di Hannah Hurnard, scrittrice cristiana britannica

Nel Libro del profeta Isaia leggiamo: “Coloro che sperano nel Signore rinnovano le loro forze; mettono ali come aquile” (Is 40, 31).

Con questo libro l’Autrice dà seguito alla storia narrata nei suoi due precedenti bestseller.

È questa una straordinaria allegoria che narra le avventure di Veritiera (Amante della Verità), figlia di Grazia Celeste e di Intrepido Testimone, le cui vicende sono l’oggetto dei precedenti volumi.

Veritiera lascia i genitori e le Alte Vette per compiere un viaggio che la porterà alla Città in cima al Monte, ai pericolosi Pinnacoli, all’Abisso dell’Amore e finalmente al Giardino dell’Eden.

Ma perché Più Alte Vette?

Non esistono limiti all’altezza delle Vette perché non esistono limiti all’Amore di Dio. Esso pervade tutta la Creazione, avvolge ogni creatura: è questa la semplice e grande lezione del libro, oggi particolarissimamente attuale ed urgente.

Lo slancio mistico e la fervida immaginazione dell’Autrice sono qui più coinvolgenti che mai. Ci fanno stupire della nostra quotidiana piccolezza. Ci confrontano nella nostra ricerca di ciò che è vero e di ciò che è buono. Ma soprattutto ci dicono come il nostro spasimo d’Assoluto non sia un’utopia, ma abbia una profonda ragione d’essere nelle realtà che ci circondano e che guardiamo senza vedere.

Entreremo anche noi nella gioia del Signore, nel Cielo più alto!

BUONA LETTURA!

Le Montagne delle Spezie

Dalle Alte Vette qualcuno ci guida

di Hannah Hurnard, scrittrice cristiana britannica

Le Montagne delle Spezie” è l’inevitabile e necessario complemento delle vicende di “Timorosa-Grazia Celeste” dopo Piedi di cerva sulle Alte Vette.

Quando si è raggiunti dall’Amore è infatti impossibile tenere per sé questo tesoro; parteciparlo, condividerlo, diffonderlo diviene indispensabile, anche per non chiudersi in una sia pur splendida torre d’avorio.

Per questo la protagonista ritorna tra la gente della Vallata per trasmetterle la testimonianza della propria Gioia e Pace.

Ecco le sue nuove avventure, non più in un ascesi solitaria, ma in un intreccio corale di personaggi e situazioni in ognuno dei quali il lettore scoprirà un invito a cambiare qualcosa di sé.

I personaggi di questo racconto sono naturalmente personificazioni delle infelici inclinazioni del cuore, della mente e del carattere di cui portano il nome. Sono per lo più gli stessi nemici di Timorosa che nel primo libro cercavano di ostacolare il suo viaggio.

Proprio quelle infermità che ci portiamo appresso dalla nascita e che ci appaiono come il maggiore ostacolo ad una vita cristiana, sono in realtà le vere cose che abbandonate al Salvatore possono venir trasformate nel loro esatto contrario, e perciò creare in noi le più squisite qualità.

Per cui ciò sarà possibile solo se ci si affiderà alla guida di Qualcuno, solo se insieme alla protagonista si salirà sulle Montagne dove crescono gli aromi che raffigurano i doni dello Spirito, traendo di qui il succo per una sempre più generosa e totale donazione agli altri.

Perché se è vero che se non si cambia il cuore non si cambia niente, è anche vero che da soli non ci si salva, ma ci si salva insieme; e per questo ci vuole un aggancio costante con i doni che lo Spirito offre, fossero anche difficili e amari.

Nella Lettera ai Galati (5, 22) vengono elencate le nove caratteristiche del frutto dello Spirito:

“Il frutto dello Spirito […] è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.

L’autrice un giorno fu colpita dall’affinità tra le nove caratteristiche del frutto dello Spirito e le nove spezie menzionate del “giardino chiuso” e nel “frutteto dei melograni” (cfr. Cantico dei Cantici 4, 13-14).

Saranno queste le Spezie, di cui l’autrice ci racconta e che rappresentano i doni dello Spirito Santo.

BUONA LETTURA!

Piedi di cerva sulle Alte Vette

di Hannah Hurnard, scrittrice cristiana britannica

Questo libro descrive il viaggio mistico dell’anima a Dio sotto forma di un racconto allegorico-simbolico.

È insieme di immediata comprensione, di gusto saporoso, di profonda sostanza.

In un momento di sete spirituale ardente come quello che viviamo attualmente, è un’opera adatta a liberare l’anelito, radicato in ogni cuore nonostante la sua miseria, ad essere riunito con Dio e rivela la chiave per una “vita vittoriosa” vissuta sulle “Alte Vette” dell’Amore. Il libro sacro del “Cantico dei Cantici” è il filo conduttore per questa piena realizzazione di sé nel dono totale.

 Come accettare il male e trionfare su di esso; come famigliarizzare con l’angoscia, il dubbio, il dolore trasformandoli in qualcosa d’incomparabilmente prezioso; come purificarsi da ogni forma di egoismo per vivere infine una comunione totale con Dio e quindi con i fratelli: ecco le vere lezioni di questo “viaggio al di là di sé”.

Una lettura che lascia dapprima sorpresi, poi scossi, poi commossi e infine convinti.

Dio ci ha creati per sé e i nostri cuori non conosceranno riposo, né gioia finché non lo avranno trovato, come ci ricorda Sant’Agostino e come leggeremo in questo libro.

In quest’opera scopriremo inoltre la capacità di reagire in ogni circostanza al male, alla tribolazione, al dolore, all’angoscia e ad ogni cosa storta, in modo da trasformare tutto ciò in un perenne inno di lode e di gloria a Dio.

Vi vorrei lasciare con il seguente passaggio tratto da questo testo. Descrive molto bene come opera lo Spirito Santo, quando viene in noi, inondandoci del suo amore e riempiendoci della sua grazia.

«Dopo aver scalato la scogliera, scorse una piccola insenatura completamente circondata sui tre lati dagli alti scogli. Non vi era nulla sulla sabbia eccetto dei pezzi di legno marciti e delle alghe arenate. L’impressione prevalente che ne provò fu di profonda desolazione. Quella piccola insenatura sembrava giacere laggiù come un cuore svuotato e anelante alla marea che l’aveva abbandonata e che ora era così lontana da sembrare non dovesse mai più tornare.

Quando Timorosa, spinta dal desiderio, ritornò alla stessa baia solitaria qualche ora più tardi, tutto era cambiato. Le onde vi interrompevano con tutta la forza dell’alta marea e divoravano il lembo di spiaggia. Guardando dall’alto della scogliera, ella vide che l’insenatura, prima così vuota, adesso traboccava. Grandi onde, rumoreggianti e ridenti insieme, vi si riversavano attraverso la stretta entrata e rimbalzavano contro gli scogli, invadendone con impeto irresistibile nicchie e anfratti.

Vedendo questa trasformazione, Timorosa si inginocchiò sulla sommità della scogliera e lì costruì il suo terzo altare. “Signore!”, gridò, “vi ringrazio per avermi condotta fin qui. Guardatemi ora, sono quassù, vuota com’era quella piccola baia, ma in attesa del momento in cui mi riempirete completamente con l’alta marea dell’Amore”.»

BUONA LETTURA!